Raccontare il cibo: una serata speciale all’insegna di profumi e sapori
In tutti questi anni di blogging non ho fatto altro che dedicare il mio tempo libero alla rete: a quel modesto numero di lettori che mi segue e al quale, con il tempo, mi sono molto affezionata. Divulgare ricette, foto e scorci delle mie giornate è diventato parte della routine fino a farmi raccontare dei miei esperimenti culinari e delle mie esperienze di vita in modo preciso e sistematico. Da quando ho aperto il blog mi sono appassionata a tante cose e ho raggiunto diversi traguardi, non senza fatica: ho dovuto imparare cose nuove e perfezionare ciò che già conoscevo, sempre impegnandomi al massimo e dedicando tutta me stessa. Quello che non sono ancora in grado di fare è organizzare la redazione e la pubblicazione dei miei post come fanno gli amici amici e colleghi foodblogger, ossia in modo professionale. Già, non mi vergogno a dirlo: non sono così efficiente da fare programmi, da scrivere un post oggi per pubblicarlo in un momento preciso della prossima settimana.
Vado di improvvisazione e la maggior parte delle volte che decido di preparare qualcosa di nuovo inciampo in corse furibonde per fotografare, cercando invano di resistere alla tentazione di mangiare prima dello scatto finale, nonché di quello che reputo più vicino alla perfezione. La mia cucina è lo specchio del mio lavoro: una gran confusione. Gli assaggi finiscono sempre per rovinarmi l’appetito e alla fine mangio freddo. Le poche volte che posso godere di un pranzo tranquillo sono fuori casa: o da amici, o da parenti, oppure in qualche locale.
Il bello è potersi rilassare senza doversi preoccupare della buona riuscita delle pietanze, la fregatura è che “non sempre si può mangiare come si mangerebbe a casa propria”; e per questo motivo non sono una cliente particolarmente affezionata ai ristoranti. Nonostante mangiare fuori mi piaccia moltissimo, sono diventata piuttosto schizzinosa sui posti da frequentare, tant’è che raramente ne consiglio uno a qualcuno: c’è quasi sempre qualcosa che non mi convince.
Questa volta, però, è successa una cosa insolita. E’ successo che sono stata invitata ad un evento speciale, organizzato da due persone semplicemente straordinarie e realizzato da uno staff cortese e professionale come non mai. E’ successo che mi sono ritrovata seduta ad un tavolo, servita e riverita, con persone che fanno il mio stesso sacrificio ogni giorno e che con me si sono potute abbandonare ad una cena stupefacente, dedicata al solo uso dei sensi. E’ successo che finalmente vi posso consigliare un ristorante dove senz’altro mangerete in modo eccellente, dove la scelta degli ingredienti viene curata in modo esemplare tanto da dare vita a piatti davvero singolari, fuori da qualsiasi aspettativa. Per la prima volta nella mia vita mi è stata offerta l’opportunità di parlare di alimenti in modo alternativo, per certi versi inusuale, dimenticando per un istante mode e tendenze ad essi correlate, con il solo obiettivo di raggiungere il cuore della loro anima: è stato un viaggio alla ricerca della vera essenza del cibo, visto senza fronzoli inutili e corollari, per il suo valore nutrizionale e per la sua importanza vitale.
Tra gli ingredienti della serata abbiamo potuto gustare dell’ottimo vino e una piacevole performance teatrale a cura di Ciro Lubrano Lavadera, “Ristorantologia”, ovvero “la scienza imperfetta in cui siamo tutti maestri”. La cena, con le sue numerose portate, si è conclusa con il progetto collettivo di raccontare il cibo attraverso le emozioni che esso ci trasmette. Ed è proprio a questo proposito che ringrazio Marco, Elisa e tutto lo staff del Ristorante La Mugnaia, perché senza di loro non avrei potuto provare le emozioni straordinarie che i loro piatti mi hanno voluto raccontare.
Siamo stati accolti in terrazza, dove abbiamo brindato con un Blanquette de Limoux cuvèe reservee brut-Guinot e gustato dei mini croissant ripieni di un’ottima sasaka friulana e un’insalata di crudo di tonno, cipolla rossa candita e fagioli piattella di Cortereggio.
La cena si è aperta “in un prato”, ovvero con tometta fresca della Valchiusella ed erbe spontanee impreziosite da polvere di olio di noci. Il piatto è stato accompagnato da uno spumante Erbaluce Metodo Classico del 2009 (Orsolani).
Due antipasti d’eccezione: trota di montagna in tre versioni (carpaccio, tartare agli agrumi e in carpione di moscato) e polpo croccante al pignoletto rosso su passatina di ceci con olio alla vaniglia. Entrambi sono stati accompagnati da uno spumante Erbaluce Metodo Classico “Cuvèe Tradizione” del 2007 (Orsolani).
Abbiamo continuato con una vellutata di fave con baccalà confit, crudo di gamberi rossi di Sicilia e olio agrumato.
Il secondo primo? Gnocchetti alle ortiche su crema di bufala affumicata, melanzane e pomodoro fresco. Entrambi i primi sono stati serviti con un Sicilia IGT Carricante del 2011 (Calabretta).
Non è mancata la carne: un tenerissimo cosciotto di maialino da latte cotto nel fieno a bassa temperatura e servito con una composta di rabarbaro e zenzero. Il vino che vi è stato accompagnato è entrato nelle mie grazie al primo sorso: Barbera d’Asti DOCG “IBricchi” del 2007 (Scarpa).
Dopo aver assaporato il predessert (gelato fiordilatte con olio extra-vergine sapientemente profumato al mandarino) ci è stato servito “Un caffè alla mandorla, grazie!”, una crema di mandorle di Noto con granita al caffè.
Le bellissime fotografie che avete visto ci sono state gentilmente concesse dal ristorante La Mugnaia. Andateci, è in via Arduino 53 a Ivrea (TO).